La storia di AFeVA

Nel 1988 fu costituita l’AFLED (associazione famigliari lavoratori eternit deceduti), nel 1990 si costituì il Comitato Vertenza Amianto delle associazioni casalesi (Sindacato, Legambiente, WWF, Mutuo Soccorso, Vitas).

Nel 1998 l’AFLED cambia denominazione in quella attuale di Afeva (Associazione Familiari e Vittime Amianto), presidente è Romana Blasotti Pavesi (familiare di più vittime, fra le quali il marito ex lavoratore e delegato in fabbrica ucciso dall’amianto), vicepresidente Nicola Pondrano (ex lavoratore e delegato sindacale dentro la Eternit) e Bruno Pesce, sindacalista andato in pensione nel 1995 come Segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato, che continuò a svolgere il ruolo di Coordinatore del Comitato Vertenza Amianto assunto sin dalla nascita del Comitato stesso. 

La trasformazione dell’associazione rispondeva all’esigenza di poter essere un riferimento non solo per i lavoratori, ma per un numero sempre più ampio di cittadini, vittime dell’amianto per esposizione ambientale e/o familiare.

Alcune tappe significative della lunga “Vertenza Amianto”.

Dal 1970 le lotte sindacali aprirono una nuova fase rivendicativa riguardante la salvaguardia della salute in fabbrica e ciò avvenne anche alla Eternit.

Dagli anni ’80 si sviluppò una forte iniziativa sindacale per il riconoscimento delle malattie professionali, tra cui il mesotelioma, con centinaia di cause nei confronti dell’INAIL che opponeva ancora fortissime resistenze. Si ottenne altresì il riconoscimento del mesotelioma quale malattia professionale da amianto nel 1986. Un ruolo importante in questo ambito è stato svolto dalla Camera del Lavoro di Casale, in particolare mediante il proprio patronato INCA, col responsabile Nicola Pondrano e l’attività medico-legale della Dott.sa Daniela Degiovanni.

Nel 1981 venne promossa una causa sindacale collettiva per accertare la sussistenza del rischio amianto alla Eternit; tale rischio venne accertato in tutti i reparti e confermato fino in Cassazione, nonostante la Eternit avesse convinto l’INAIL che era ormai superato in quanto si “lavorava in sicurezza”.

Nel 1984 si svolse a Casale il primo convegno organizzato da INCA e CGIL sui “bronco-irritanti” e nello stesso anno il Prof. Capra Marzani dell’Ospedale di Casale organizzò un convegno medico presentando dati allarmanti sulle morti da amianto in città.

Nel 1986 la Eternit fallì su autoistanza; la Camera del Lavoro definì questa scelta “gettar via il limone ormai spremuto…”, in effetti pochi anni prima la Eternit aveva rinunciato alla costruzione del nuovo stabilimento e quindi ad ogni prospettiva di riconversione produttiva. Da subito si avviò, presso il tribunale di Genova, una lunga causa collettiva nei riguardi del fallimento ottenendo così che tutto l’attivo fosse destinato per i risarcimenti dei lavoratori e dei loro familiari in merito ai danni alla salute.

Nel 1987 la Camera del Lavoro di Casale disse NO alla riapertura della fabbrica proposta da parte della SAFE- Eternit France. 110 medici si opposero con una forte presa di posizione pubblica; nel dicembre dello stesso anno il Sindaco Riccardo Coppo emanò la storica ordinanza che evitò l’utilizzo dell’amianto nel proprio territorio comunale: questo fu il colpo di grazia alla continuità dell’utilizzo dell’amianto a Casale ed un forte esempio di livello nazionale.

Sempre nel 1987 venne presentata, dopo due anni di continue sollecitazioni sindacali nei confronti dell’allora USL (Unità Sanitaria Locale), la conclusione della prima indagine epidemiologica sugli ex-lavoratori Eternit condotta dal Prof. Benedetto Terracini, Direttore del Dipartimento di Epidemiologia dei tumori dell’Università di Torino, in collaborazione con numerosi medici del territorio.

Nel febbraio del 1989 si svolse a Casale il Convegno Nazionale “NO all’amianto”, organizzato con CGIL e INCA Regionali, che vide la partecipazione qualificata di medici, legali, dirigenti sindacali e istituzioni: da qui prese avvio l’elaborazione di una legge per la messa al bando dell’amianto in Italia e la lotta volta ad ottenere la sua approvazione. Infatti, sei mesi dopo, le segreterie nazionali CGIL, CISL e UIL presentarono al governo una piattaforma rivendicativa con questo obbiettivo.

Nel 1992, dopo tre anni di sit-in e incontri a Roma (presso Senato, Camera, Palazzo Chigi, ecc.), venne conquistata la Legge n. 257 che pose fine a “estrazione, importazione, utilizzo e commercializzazione dell’amianto in Italia”. E’ significativo sottolineare che questa lunga lotta è stata fortemente e costantemente partecipata da un nutrito gruppo di ex dipendenti Eternit.