Eravamo in tanti, eravamo tutti. Tutti noi che ti abbiamo conosciuta, amata ed ammirata per il coraggio e la determinazione. Eravamo muti e smarriti, incapaci persino a guardarci negli occhi per evitare di riconoscere lo stesso sguardo e quella frase martellante che ripetiamo ogni volta: “Ma ancora? Ma perché?”
Avevamo nel cuore la tua stessa rabbia, il tuo stesso dolore, quella voglia di scrivere la parola “fine”, una parola breve che si ha però l’impressione di non riuscire mai a concludere.
Eravamo impietriti, come si può essere solo di fronte ad una catastrofe, ad un’onda anomala che continua ad accavallarsi, ad imbizzarrirsi, lasciandosi dietro residui di quella polvere sottile che tornerà a colpire in una pazza corsa sfrenata, senza dare la possibilità di riparare in un luogo tranquillo.
Quel luogo tu ora l’hai trovato, cara Daniela e da lì, dove forse si riesce anche a capire e perdonare, dove la rabbia si trasforma, dove il dolore sparisce completamente, continuerai ad affiancarci nella lotta per una giustizia pretesa per te, per chi ti ha preceduta e per chi, forse ancora inconsapevolmente, ti seguirà.
Di sicuro il tuo esempio, la tua dolcezza, la tua implacabile voglia di contribuire alla nostra causa, rafforzerà ulteriormente il nostro impegno per riuscire davvero a scriverla, questa volta a caratteri cubitali, la parola FINE!