Italia
L’Italia è stata una dei più importanti produttori e consumatori d’amianto nel corso del secolo scorso. Qui si trovava uno dei giacimenti più grandi d’Europa di amianto bianco, la cava di Balangero, a pochi kilometri da Torino, miniera attiva dagli anni venti sino al 1989. Tra il dopoguerra e il 1992, anno della messa al bando, sono stati prodotte 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo che hanno fatto dell’Italia il secondo più grande esportatore d’amianto d’Europa dopo l’Unione Sovietica. Il 55% dell’amianto lavorato su suolo nazionale veniva estratto in Italia, il restante 45% importato altrove, soprattutto dal Sud Africa (amianto blu). Secondo l’agenzia federale geologica statunitense il picco di “consumo” avvenne nel 1980, con 180.529 tonnellate d’amianto lavorate, mentre il picco della produzione si situa nel 1976 con 164.788 tonnellate estratte. La produzione conosce livelli molto alti fino al 1987 quando inizia decrescere rapidamente fino al 1992.
OSPEDALE SANTO SPIRITO CASALE MONFERRATO
MAIL: urp@aslal.it
REFERENTE: Simone Porretto
TELEFONO 0142 434111
FAX: 0142-434361
INDIRIZZO: Viale Giolitti 2 – 15033 Casale Monferrato (AL)
HOSPICE/VITAS ONLUS
MAIL: hospice.casale@aslal.it
TELEFONO 0142/434084
FAX: 0142/434084
INDIRIZZO: Hospice St. Vecchia Pozzo S. Evasio, 2/E 15033 Casale Monferrato (AL)
Siti principali:
Casale Monferrato
La lotta all’amianto in Italia è legata a una città di provincia e soprattutto a una fabbrica, l’Eternit di Casale Monferrato. La fabbrica casalese era uno stabilimento molto vecchio, era nato nel 1907, e versava fin dagli anni sessanta in pessime condizioni di igiene: mancava areazione e la maggior parte dei lavori era eseguita a mano.
Il fatto che alcuni delegati del consiglio di fabbrica avessero una conoscenza della realtà generale di tutti i reparti ha permesso, a differenza che altre realtà di produzione industriale, di prendere coscienza del rischio amianto in maniera empirica e diretta. A Casale poi c’era un’altra particolarità, legata all’usanza tutta italiana di annunciare la morte di qualcuno attraverso manifesti funebri. L’Eternit era arrivata a un accordo con gli operai e pagava nel caso del decesso di qualche lavoratore, i diritti di affissione del manifesto sui muri delle fabbriche.
Il posto sicuro, la paga mediamente più alta della media nazionale, la bottiglia d’olio regalata a fine del mese, il dopolavoro, e il prestigio che aveva la fabbrica nella città erano motivi molto forti presso gli operai per evitare il conflitto sociale. Il sindacato era spesso mal visto: molti delegati attraverso l’impegno sindacale cercavano buonuscite e permessi, creando un clima di sospetto e di fatalismo nel resto dei compagni.
Broni
La Fibronit apre nel 1919, ma comincia a produrre amianto nel 1932 e chiude nel 1994: sono quindi circa 60 anni di produzione di amianto. Quando nacque la fabbrica era situata esternamente al perimetro della cittadina di Broni, per col passare del tempo , la periferia si è espansa, portando cos’ l’azienda sempre più a contatto con case e luoghi frequentati giornalmente dai cittadini. In totale il territorio occupato è di 140.000 mq, di cui il 35% sono palazzine e uffici, il resto zone sono ex siti di produzione attiva, in cui sono stoccati residui di lavorazione e vasche di liquami ad alto tenore di cromo e rifiuti pericolosi. la Fibronit era “una realtà economica importante che ha coinvolto il comune pavese e il suo circondario dando lavoro a quasi 4mila persone, un aspetto non trascurabile in questa vicenda, perché le primissime denunce degli ambientalisti nei confronti sulla pericolosità di detto materiale, furono accolti con molto scetticismo se non addirittura ostilità.”
Bari
La società per azioni Cementifera Fibronit era un’azienda produttrice di elementi per l’edilizia in amianto fondata a Bari nel 1935. Tra i suoi prodotti figurava in particolare l’eternit. Per molti anni è stata tra le prime 35.000 principali imprese europee.
Gli ex stabilimenti della società, che ha interrotto la sua attività nel 1985, sono ora una discarica di amianto a cielo aperto: nel 2011 ci sono 300 m² di eternit ancora in azienda e da bonificare. Nel 2005 quel suolo (circa 100.000 m², 39.000 dei quali sono coperti da edifici industriali e magazzini) era stato destinato alla bonifica e alla trasformazione in un parco, il Parco della Rinascita, voluto dall’Associazione Esposti all’Amianto (AEA), dal Comitato Cittadino “Fibronit” e dalle amministrazioni comunali, ma nel 2011 il Tar di Bari ha bloccato la bonifica, bloccando di fatto anche l’istituzione del parco
AFEVA
L’associazione delle vittime AFLED si emancipa sempre di più dalle sue radici sindacali. Bruno Pesce va in pensione e diventa coordinatore della Vertenza Amianto. Nel 2000 l’associazione dei familiari lavoratori Eternit deceduti AFLED cambia nome e statuto per diventare Associazione familiari e vittime dell’amianto (AFEVA).
SITO: www.afeva.it
INDIRIZZO: Via Galeotto del Carretto, 10 – 15033 Casale Monferrato
Francia
In Francia l’amianto è stato utilizzato in modo massiccio soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Secondo i dati dell’Istituto Geologico Statunitense il picco di utilizzazione si ha nel 1970 con più di 150 mila tonnellate di amianto prodotto. Il fibrocemento era il settore di maggior consumo d’amianto (circa l’80%) e impiegava più di 8000 persone distribuite in 13 industrie. In questo settore avevano una posizione dominante sul mercato due imprese: Eternit Industries (5800 operai nel 1973) ed Everitube – Franconit del gruppo Saint Gobain (2300 operai). Per alcuni decenni Eternit si è avvalsa anche dell’unica miniera di crisotilo presente nel Paese, a Canari, nel nord della Corsica oggi sede di un museo. La maggior parte della materia prima veniva per importata dalle miniere del Quebec e dell’Unione Sovietica.
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Siti principali:
Thiant
Conde sur Noireau
ANDEVA
Dalla metà degli anni duemila l’Andeva va incontro a un processo di istituzionalizzazione che porta l’associazione a diventare un referente per i media e per le istituzioni.
SITO: http://andeva.fr
MAIL: contact@andeva.fr
INDIRIZZO: 8 rue Charles Pathé 94300 VINCENNES
CAVAM
Questa nuova associazione si occupa non solo di amianto, ma di tutte le malattie professionali e ha un carattere marcatamente più politico e di lotta. Formano parte di questa rete ancora informale, associazioni in cui è fortemente presente una componente sindacale.
SITO: http://www.cavam.fr
MAIL: cavamfrance@gmail.com
INDIRIZZO: Foyer Camille Grumbach, 2ème avenue, les Cités, 38150 Roussillon
Belgio
Il Belgio è stato, nel corso della seconda parte del secolo scorso, uno dei massimi consumatori d’amianto a livello europeo. Il picco di produzione di manufatti in amianto si ha tra gli anni 60 e 70 e concretamente nel 1975, anno in cui si calcola siano state “consumate” 58.828 tonnellate d’amianto di queste solo una piccolissima parte venivano esportate (1721 tonnellate). Solo nel 1970 in Belgio iniziano a circolare nell’opinione pubblica notizie circa l’estrema tossicità dell’amianto. Queste notizie vengono “importate” dalla vicina Francia dove un’unione di consumatori trov una massiccia contaminazione d’amianto nel vino a causa dell’impiego di filtri in amianto . Prima di allora i media belga non si erano mai 1 occupati del tema. In risposta Eternit crea il Comité d’Information de l’amiante Benelux, organo incaricato di elaborare strategie comunicative volte a rassicurare i cittadini belgi negando i rischi dell’amianto per la salute ed esercitando forti pressioni su politica, stampa e scienza.
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SITI PRINCIPALI:
Kapelle op den bos
ABEVA
Acronimo di “Association belge de victimes de l’amiante” è stata fondata nel dicembre 2000 e presentata in pubblico in una conferenza stampa il 20 dicembre 2000 a Bruxelles.
SITO: http://www.abeva.be
MAIL: abeva.be@gmail.com
INDIRIZZO: C/o Fondation contre le Cancer Chaussée de Louvain, 479 B- 1030 Bruxelles
Germania
La Germania è stato il Paese campione nel consumo d’amianto in Europa. Nel 1980 viene raggiunto il picco di produzione con circa 440.000 tonnellate d’amianto usato in più di 3000 prodotti. Mentre a partire dagli anni 80 nella Germania dell’ovest la produzione d’amianto registra una vertiginosa caduta, quella dell’est rimane stabile fino alla caduta del muro in virtù di accordi commerciali con l’Unione sovietica che obbligavano il Paese a comprare quote d’amianto fisse dalle miniere russe. La Germania è anche l’unico Paese in cui l’amianto non è completamente proibito essendo ancora permesso l’uso nella fabbricazione di diaframmi in crisotilo per l’elettrolisi cloro-alcalina. Inoltre non esiste nessun processo riguardante l’amianto.
Informazione non presente
Informazione non presente
Informazione non presente
Olanda
L’Olanda registra un’incidenza di mesotelioma tra i più elevati al mondo pur non figurando almeno a livello europeo tra i grandi consumatori d’amianto.. Alla fine degli anni 70 il consumo inizia a decrescere in maniera abbastanza più rapida che negli altri Paesi europei: nel 1980 si riduce di quasi la metà, nel 1985 crolla a quasi un settimo. Non esistono fondi per malattie professionali ma c’è una lunga tradizione giurisprudenziale di processi per amianto. L’amianto venne completamente proibito nel 1993 a causa di uno scandalo riguardante le condizioni di lavoro della fabbrica Eternit di Goor.
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Siti principali:
Goor
AVN
Viene fondata nel 1987 da Leon Widdershoven su richiesta del padre morto di mesotelioma a seguito di un’esposizione professionale. Scopo dell’associazione era quello di dare assistenza legale alle vittime e ottenere una proibizione dell’amianto.
SITO: http://www.asbestslachtoffer.nl
MAIL: secretariaat@asbestslachtoffer.nl
INDIRIZZO: Asbestslachtoffers Vereniging Nederland IJsstraat 5 6114 RM Susteren
COMITÉ VOOR ASBESTSLACHTOFFERS
Viene fondata nel 1995 su iniziativa di alcune vittime e con l’appoggio del Partito Socialista del deputato Bob Ruers, avvocato specializzato in casi d’amianto che ne è il consulente legale.
SITO: http://www.comiteasbestslachtoffers.nl
INDIRIZZO: Korenbloemstraat 86 5025 PT Tilburg
Spagna
In Spagna il consumo e la produzione di manufatti in amianto hanno avuto nel corso del 900 un andamento molto diverso rispetto agli altri Paesi europei. fino all’inizio degli anni 60, INFATTI PER VIA DELL’ISOLAMENTO ECONOMICO A SEGUITO DELLA GUERRA CIVILE l’importazione dell’amianto è quasi nulla. Dal 1965 la produzione si riprende in maniera vertiginosa raggiungendo il picco massimo nel 1975 con 94.114 tonnellate d’amianto consumato. Si calcola che il trentennio che va dal 1965 al 1995 sia stato il periodo di massima produzione. L’amianto viene abbandonato solo nel 2002. Persiste un problema di riconoscimento malattie professionale e solo recentemente il tema è emerso NEI TRIBUNALI.
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Siti principali:
Cerdanyola
AVIDA
Particolarmente attiva negli ultimi anni l’associazione di Madrid Avida il cui presidente Juan Carlos Paul ha promosso la nascita di una federazione tra associazioni (FEDAVICA) per permettere un coordinamento delle politiche nazionali.
SITO: http://www.avida.es
Gran Bretagna
Secondo una pubblicazione del 1919 l’introduzione dell’amianto in Gran Bretagna si deve a due scozzesi che nel 1871 fondano una società a Glasgow con lo scopo di processare il minerale importato dal Canada. L’azienda si chiama Patent Asbestos Manifacturing Company. Nel 1879 Samuel Turner figlio del proprietario di una piccola azienda che produceva involucri di cotone per pistoni, inizia a sperimentare l’utilizzo alternativo di amianto rendendosi conto immediatamente delle qualità di questo materiale. Da quest’intuizione la Turner Brothers diventerà nel dopo guerra la più grande produttrice di materiali in amianto dell’Inghilterra. Il dato più inquietante in questo paese è la capillare presenza di amianto negli edifici, si calcola che circa il 50% delle case e più del 75% degli edifici scolastici. contengano amianto. È stata la prima nazione del mondo a regolare il problema e vanta una lunga tradizione processuale. Qui è nata la prima associazione SPAID.
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Siti principali:
Hebden Bridge
IBA SECRETARIAT
Esiste un movimento internazionale capace di riunire scienziati dottori, sindacalisti, politici ed ecologisti. Il gruppo inizia a essere riconosciuto dalle autorità internazionali, mentre l’industria lo vede come una minaccia. Nel 1999 i membri della BAN decisero di creare “un centro di monitoraggio permanente” del fiume di informazioni che si stava creando in seguito della crescita del movimento internazionale contro l’amianto.